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lunedì 4 giugno 2012

WASTE NOT


“Anything that can somehow be of use 
should be used as much as possible”


Qualche settimana fa, tornando da Selfridges e dai suoi biologici succhi alla rapa&mela parlavo con un ragazzo, conosciuto per caso, del valore degli oggetti. 
Io ne sono una fan di primo ordine.

Vado matta per gli oggetti, di qualsiasi forma e colore, che ripensano alle azioni della vita quotidiana e si fanno più ergonomici o più utili o anche solo più esteticamente interessanti. Al contempo, penso che l'uomo senza oggetto sia come nudo. 
L'oggetto involontariamente parla di noi, ha una sua storia che è legata alla nostra e va a visualizzare aspetti della nostra persona, raccontandoli con la sua presenza. 
“Ricordi quella volta che sono andata....” ed ecco un oggetto che racchiude quell'esperienza. “Sai di quella volta che ho fatto...” e sicuramente altri oggetti sono impregnati di quest'altra.

Succede che lasciato andare il ragazzo e con lui pure il discorso, non ci penso più, fino a quando ieri al Barbican Centre non mi si piantano dinanzi alla vista più di 10'000 oggetti. Si tratta dell'opera monumentale dell'artista cinese Song Dong intitolata “Waste Not”.

Il titolo riprende la massima cinese wu jin qi yong, un invito a non sprecare come prerequisito fondamentale per la sopravvivenza nei tempi difficili di Mao.




E' una casa in orizzontale quella allestita, con le diverse stanze, cortile, salotto, camere da letto, cucina, e i vari oggetti, dalle pastiglie ai vasi da fiori, dai peluches ai tappi colorati delle bottiglie, dai sacchetti di plastica piegati a triangolo alle valigie da viaggio mezze fatte.


Nel Macro, racconta della Cina e di un periodo storico. Con Mao e dopo di lui la paura della “carenza” resta per generazioni e l'accumulo di oggetti familiari sembra proteggere psicologicamente dalle turbolenze sociali e politiche esterne.

Nel Micro, racconta di un dramma di famiglia. Sono gli oggetti che la madre dell'artista ha accumulato in più di 50 anni. 
La mostra è un tributo a lei, Zhao Xiangyuan, che rimasta vedova nel 2002 cade in una profonda depressione. Song Dong vuole aiutarla e nel tentativo di darle nuovi scopi per vivere, le propone di dare a tutte le sue proprietà i connotati di opera d'arte.




“It gave my mother a space 
to put her memories and history in order”


La gestualità di ri-toccare con le mani gli oggetti e ri-ordinarli per categorie, riaccende ricordi e vivifica le esperienze personali portando alla ribalta le emozioni.

Riflessioni, emotività e monumentlità visiva da non perdere.






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