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sabato 7 luglio 2012

The Unseen




Yves Klein in the Void Room (Raum der Leere), Museum Haus Lange, Krefeld, January 1961


L'invisibile è 
essenziale agli occhi
Piccolo Principe

L'invisibile è facilmente ricoleggabile al concetto di vuoto, letto alla maniera orientale della condizione di possibilità di tutti gli eventi, di tutte le cose. Il vuoto in questo senso è il massimamente pieno. Pieno di artistica sensibilità per un Yves Klein che più volte ritorna sul concetto Zen negli ultimi anni '50 e '60.


Maestro del vuoto, Yves Klein è perno per lo sviluppo della mostra Invisible: Art About the Unseen 1957-2012 presso la sperimentale Hayward Gallery di Londra. 
Praticamente vuote, le stanze della galleria sono però capaci di trasmettere emozioni contrastanti, dalla risata alla riflessione più profonda in merito ad eventi storici ed al significato di arte, dalla stasi al coinvolgimento interattivo della stanza finale. Il vuoto avvolge stanza dopo stanza lo spettatore, che fatica pure nel trovare le didascalie, le quali nel loro tono grigio chiaro, si disperdono inghiottite dal bianco caustico delle pareti.






Le scritte diafane ci ricordano che il padre dell'arte concettuale, Yves Klein, organizzò nella galleria di Colette Allendy un piano di Superfici e blocchi di sensibilità pittorica (1956), lasciando una stanza bianca completamente vuota, ma ricca di sensibilità dell'artista. 

Invitation card for the exhibition La Spécialisation de la sensibilité à l'état matière première en sensibilité picturale stabilisée,
Galerie Iris Clert, Paris, 1958.
Yves : Propositions monochromes, Galerie Colette Allendy, Paris, 1956
Yves : Propositions monochromes, Galerie Colette Allendy, Paris, 1956.
Yves Klein, Anthropométrie de l´époque bleue (ANT 82), 1960
Yves Klein, Sculpture éponge bleue sans titre, 1960 ca.
Blue Sponge Relief, 1958

Untitled blue sponge sculptures and blue monochrome, (1957-61)

Più oltre si spingono altri due esperimenti negli anni successivi: nel 1958 con Le Vide (Il vuoto) l'intera galleria di Iris Clert viene sgomberata, lasciando solo una vetrinetta contenente il nulla; più radicale è la vendita di Zone di Sensibilità Pittorica Immateriale (1962- a Guido Buzzati suo sostenitore da anni), in cambio di lingotti d'oro che saranno poi gettati nella Senna per ristabilire un equilibrio naturale.
Yves Klein Le Vide 1958
Yves Klein Le Vide 1958

Ilare è il report della denuncia di furto di un opera invisibile da parte di Cattelan, timbrata e firmata dalle forze dell'ordine, o la foto scattata in pausa pranzo Nothing is more practical than idealism ad una troupe di venti persone coinvolte da Jay Chung per girare un film senza pellicola nella videocamera.

Chris Burden in White Light/White Heat nella galleria di Ronald Feldman di New York(1975), racconta di essere rimasto sdraiato per tre settimana, senza mai mangiare, parlare e muoversi da una piattaforma triangolare posta ad una altezza sufficiente per non essere visto da nessuno, ricordando un atteggiamento di aggressività verso uno spettatore frustrato, tipico delle avanguardie artistiche.


Chris Burden White Light White Heat 1975
Progetti architettonici che riflettono su la non-visibilità, la mancanza, ma pure sui fatti storici sono: il progetto non-realizzato di Claes Oldenburg per la tomba di John F. Kennedy o il monumento al negativo di Horst Hoheisel a Kassel. Il primo memoriale prevede lo scavo nel terreno di una profondità sufficiente per ospitare una statua, delle dimensioni della “Statua della libertà”, disposta a testa in giù e non visibile se non per un buco nel terreno delle dimensioni di una buca da golf. Il secondo è una fontana che non si vede, ma solo si ascolta, in quanto posta sottoterra a ricordare la distruzione da parte dei nazisti della fontana donata da un businessman ebreo (Sigmund Aschrott) nel 1908.




Proposed Underground Memorial and Tomb for President John F Kennedy


Plan of the old Aschrottbrunnen by the architect of the City Hall, Karl Roth 1908
The Aschrottbrunnen on the Courtyard of Honor at Kassel City Hall Kassel 1908.
Horst Hoheisel Aschrott Fountain at Kassel City Hall Kassel



Forse l'opera più commovente è la stanza di Teresa Margolles abitata da soli due umidificatori. Il vapore acqueo che emettono servì per disinfettare i corpi delle vittime anonime dell'attentato di città del Messico, reliquia aerea di vite cancellate dalla violenza umana.



Più leggera, ed interattiva è la stanza 10, quella finale. Jeppe Heine ha creato un Labirinto invisibile, chiedendo allo spettatore di indossare delle proto-cuffie che vibrano allo schiantarsi contro un muro che esiste pur non vedendosi. Arte, archittettura, tecnologie avanzate si fondono in un niente esperibile.



Jeppe Hein, Invisible Labyrinth, 2005. Photo Linda Nylind

Le contraddizioni vissute in “Invisible” nutrono la mostra di ricchezza semantica, fancendoci riflettere sul concetto di rappresentazione, per squarciare un “velo di Maya” che ci introduca alla “cosa in sé”, ricordandoci che l'arte va al di là del semplice vedere.



NADIA

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