Questo primo-giovedi-del-mese (5 luglio) veniva a coincidere con più di un' occasione a Londra. L'evento classico che si ripete mensilmente è l'apertura serale delle gallerie e l'inaugurazione di mostre nell'East London, questa volta rinfarcito dall'esposizione dei progetti finali degli studenti d'Arte per la chiusura delle accademie e dall'inaugurazione dello Shard di Renzo Piano a London Bridge.
Tantissime persone, vino e birra gratis, chiacchiericcio e cultura.
Premettendo che la massiva concentrazione di cose non mi aiuta a concentrarmi, so che qualcosa prima o poi catturerà la mia sete estetica. E così incontro una scala in legno che simula uno scioglimento e smetto di cacciare. Il mio coinquilino ed io restiamo imbambolati per un po' fino a quando non mi decido di prendere il biglietto da visita.
Hollie MacKenzie è davvero giovane.
Classe '89, studentessa presso “Arts University College at Bournemouth” BA (Hons) in Belle Arti, tecnica fuori dal comune permeata di letture impegnate ad approfondire il suo interesse per i concetti di utopia e distopia.
La sua formazione guarda soprattutto al Costruttivismo e Modernismo Russo, movimenti introdotti dopo la rivoluzione d'Ottobre.
L'utopia per la costruzione di una nuova società ideale, superante i limiti di quella esistente, pare un meccanismo cognitivo imprescindibile dell'umanità occidentale, che dalle origini greche ad oggi ha cercato di formulare e ri-formulare mondi migliori possibili, sempre irrealizzibili.
Platone, Thomas Moore, Francis Bacon, Georges Orwell, Aldous Huxley, Karl Marx, Fredrick Engels, J. G. Ballard, sono solo alcuni dei nomi che nutrono la struttura concettuale delle opere di Hollie MacKenzie.
'Downfall' (2012) è una scala in legno di pino capace di ridare il senso di sgocciolamento, vincitrice del premio Dorset Visual Arts Prize Award 2012.
L'oggetto di per sé nasce con lo scopo di collegare due piani ed è interpretabile come la materializzazione di sogni di crescita, di miglioramento per raggiungere un livello più alto. Entrambe le letture sono qui negate, in una scala difficile da realizzare “spingendosi al di la dei limiti del materiale per ottenere qualcosa di naturalmente impossibile”. La scala, assieme alle utopie, si scioglie e conduce ad una parete bianca simbolo di un non-luogo (di rimando all'origine greca οὐ("non") eτόπος ("luogo"-"non-luogo").
Commentando le sue opere (di cui ricordiamo anche “Collapse”(2011), “Meltdown”(2011), “Pupas” (2011), la giovane artista spiega:
“Creo specifiche installazioni che distorgono l'ambiente in cui sono esposte”,
come ad esempio parcheggi o parchi,
“indirizzando il pubblico verso un'esperienza ultraterrena ed ad interpretare come deviante la realtà attuale in cui viviamo”.
“Collapse”(2011) |
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“Meltdown”(2011) |
“Meltdown”(2011) |
“Pupas” (2011) |
“Il potere di sfidare le idee e radicalizzare i concetti(...)”
mirando a
“sviluppare ideali utopici e processi di cambiamento attraverso le espressioni artistiche”.
Critica nei confronti della società capitalistica come “migliore dei mondi possibili”, Hollie MacKenzie punta ad un' Arte utopica che costruisce e de-costruisce mondi sociali sognati.
NADIA
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